scarica la brochure in pdf 

G. Barbero

Scuola Superiore di Sessuologia Clinica di Torino 

Una maggiore libertà nei comportamenti sessuali, una più ricca e disinibita informazione sessuale, un utilizzo dei contraccettivi anche in giovane età erano state ritenute da molti condizioni sufficienti per ottenere relazioni sessuali soddisfacenti nell’adolescenza.

In realtà, se osserviamo il mondo degli adolescenti e se stiamo ad ascoltarli, ci accorgiamo delle innumerevoli  difficoltà che incontrano nella strutturazione e nell’espressione della loro sessualità e quanto poco riescano ad accedere al piacere sessuale.

Considerando le prime esperienze sentimentali e sessuali come tappe altamente significative nel percorso di strutturazione dell’identità individuale e sociale e ritenendo che i primi rapporti di coppia adolescenziale possano configurarsi come autentici strumenti al servizio delle istanze maturative  nella sfera affettiva, cognitiva e relazionale, si è cercato con questo lavoro, di chiarire in particolare il legame segreto, multiforme e complesso che esiste tra i compiti evolutivi adolescenziali e la ricerca del piacere sessuale.

Da semplice funzione della risposta sessuale umana (desiderio-eccitazione-orgasmo), con un’origine localizzata negli organi genitali, il piacere è oggi considerato più un costrutto mentale che il risultato dell’attivazione di recettori specifici.

Può essere generato da orgasmo, desiderio ed eccitazione, ma può anche generarli o esserne indipendente, come nei casi di piacere sessuale senza eccitazione e orgasmo in paraplegici, impotenti organici e/o psichici e in certe disfunzioni sessuali generali o nei casi di eccitazione e orgasmo senza piacere in psicoanestetici e in certe disfunzioni sessuali generali.

Secondo l’approccio psicoanalitico non è la stimolazione dei genitali durante il rapporto sessuale che genera il piacere, ma è il significato inconscio attribuito alle percezioni create da quelle stimolazioni a generarlo.

Per Imbasciati (1983)  tale significato discende, secondo la terminologia kleiniana, dai processi di riparazione e creazione degli “oggetti interni” che fanno parte strutturante del nostro sviluppo cognitivo e non necessitano di uno stimolo esterno o di un partner per attivarsi.

Il piacere può pertanto essere prodotto o aumentato dalla creatività psicologica oltre che biologica, attraverso il processo che Imbasciati definisce di “simbolizzazione creativa” e che corrisponde alla crescita della mente.

Per Jung la pulsione sessuale è una manifestazione simbolica di qualcos’altro, di un’attrazione verso l’ignoto, l’oscuro, insito in ogni relazione oggettuale.

L’atto sessuale non è che la trasposizione in forma pratica di un’energia creativa che chiama alla vita e al nuovo e diventa fonte di piacere in quanto espressione di creatività.

Anche i compiti evolutivi dell’adolescenza possono essere considerati una spinta verso la vita e il nuovo, verso la crescita della mente attraverso nuovi processi di simbolizzazione creativa, ma contengono allo stesso tempo un richiamo verso l’antico e l’indistinto, con una conflittualità continua tra ciò che tende a creare il nuovo e ciò che richiama al con-fusivo.

Nello specifico della sessualità adolescenziale femminile, oggi c’è un richiamo molto forte ad un materno indifferenziato, avvolgente che tutela ed allontana da un maschio svalutato nei suoi tratti di affermatività e senso di responsabilità, e che  assume però poi su di sé un “maschile” che non si limita alle categorie psichiche di razionalità, logos, affermatività, ma diventa tout court comportamento da maschio, bloccando quella simbolizzazione creativa che potrebbe nascere dal dialogo tra le categorie psichiche del maschile e del femminile.

E nella contrapposizione separante ed escludente tra quel femminile (funzione anima) che stimola l’attenzione all’atteggiamento interiore verso sentimenti, pensieri, sensazioni per suscitare ed arricchire la possibilità di stare in contatto col proprio mondo interno, e quel maschile (funzione animus) che raccoglie e organizza dati a livelli di prevalente razionalità e controllo o spinge ad una azione sganciata dal pensiero, prevale ancora l’equazione: femminile sinonimo di vulnerabilità, sottomissione, debolezza,  maschile sinonimo di forza e potere.

Con  ragazze adolescenti che hanno chiesto aiuto per difficoltà o impossibilità a raggiungere il piacere sessuale nella relazione di coppia, si è utilizzato il setting della consulenza sessuale secondo la metodologia della Scuola Superiore di Sessuologia Clinica di Torino (Cociglio G., 2002)  per l’analisi del problema nell’ambito dei vari elementi costitutivi della sessualità (D.E.O.P.I.A.R.C.A  come acronimo di desiderio, eccitazione, orgasmo, piacere, identità, affetti, relazione, creatività e amore), per l’interpretazione e organizzazione dei dati  nella chiave di lettura eziopatogenetica (5 cerchi della Scuola di Ginevra: fattori biologici, intrapsichici, relazionali di coppia, sistemico-familiari, socioculturali), per la diagnosi clinica (DSM IV-TR) e per la formulazione del progetto terapeutico, e in un secondo tempo, lo strumento metodologico dello psicodramma analitico junghiano per i casi in cui era emerso che proprio le dinamiche interne tra le funzioni del femminile e del maschile potevano essere considerate prevalenti a livello di etiopatogenesi della difficoltà.

Lo psicodramma analitico prevede la drammatizzazione di scene specifiche, sviluppa temi profondi attraverso il movimento, l’utilizzo del corpo e le emozioni che l’azione sollecita. Il paziente viene aiutato a “sentire” attraverso la fisicità, le emozioni di paura e di piacere per una maggiore familiarità con le appercezioni cenestesiche e viene guidato a tradurre in parola le emozioni e le sensazioni prima indistinte e non pensabili.

La propensione agli acting, la carenza di elaborazione mentale connessa all’agìto, l’alternanza tra il solo agìre senza pensare e il perdersi nell’ immobilismo del solo pensare, tipiche degli adolescenti, trovano nello psicodramma un modello diverso che prevede e permette in contemporanea azione ed elaborazione di pensiero.

In particolare, alla ragazza d’oggi che si confronta con il piacere sessuale, lo strumento dello psicodramma offre la possibilità di creare nuove connessioni e nuovi significati ai vissuti di “attivo/passivo” per decodificare un agìre gratuito slegato dal “sentire” e dal pensare, che non riesce a realizzare il vero incontro, il vero “accoppiamento” attraverso la predisposizione di uno spazio  interno in cui accogliere l’altro.

 

 

BIBLIOGRAFIA

 

Cociglio G., Il Manuale del Consulente Sessuale, Franco Angeli, Milano, 2002.

Druetta V., Il sogno del femminile-il femminile del sogno. Percorsi di trasformazione attraverso i gruppi, Franco Angeli, Milano, 2002.

DSM IV-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 2002.

Gasseau M., Gasca G., Lo psicodramma junghiano, Bollati Boringhieri, Torino, 1991.

Imbasciati A., Sviluppo psicosessuale e sviluppo cognitivo, Il pensiero scientifico, Roma, 1983.

Jung C.G., Psicologia dell’inconscio (1916), in Opere, vol. 7, Bollati Boringhieri, Torino, 1968.

Von Franz M.L., Il femminile nella fiaba, Bollati Boringhieri, Torino, 1983.

Salvo A., Perversioni al femminile, Mondadori, Milano, 1997.